-
Un itinerario poetico sull’infinito, l’eterno, il contrarsi della vita e lo spalancarsi di nuove dimensioni. L’opera ripropone incessantemente il rapporto di adesione ed evasione nei confronti della realtà, il dinamismo interiore della ricerca, della domanda, del destarsi di interrogativi inesorabili che i ritmi compulsivi del presente non possono rimuovere. Una poesia dunque immanente e trascendente, mai ovvia, che offre il fianco a esplorazioni e riflessioni nuove sul nostro tempo. Oltre le implicazioni individuali ci confrontiamo con mondi poetici remoti e indizi di archetipi danteschi e leopardiani che non smettono di offrire una visione sulle contraddizioni che affliggono l’uomo contemporaneo.
-
Se l’albero è la metafora della vita, i genitori sono le radici dell’albero, figure fondamentali che consapevolmente e inconsapevolmente accompagnano tutto il nostro vissuto e orientano relazioni umane. Quando i suoi genitori sono usciti di scena, l’autrice nella plaquette, rivisita i tempi della relazione genitoriale per coglierne identità e senso. Il lucchetto è la metafora della bambina che fa da cerniera tra il cardine paterno e materno con fierezza e gioia. Versi variamente ritmati dal respiro che si rincorrono, si abbracciano e si sciolgono, in un canto che è canto di nostalgia e di amore.
-
Quando ho iniziato il diario di poesie «Guardando a Ovest» camminavo lungo il cammino di Santiago de Compostela. Era inverno e spesso nevicava, e la neve rendeva la Meseta ancora più piatta, uniforme e desertica di come già appare. E pensavo che era la prima volta che attraversavo una nazione a piedi per l’intera sua larghezza. Che la linea sottile che segnavo giorno dopo giorno con il mio passo divideva la Spagna in due e, come un sentiero, congiungeva me, a quel me che aveva deciso di camminare. È dal desiderio di protendersi, di affacciarsi oltre i propri confini, di valicare le proprie abitudini che scaturiscono le parole di questa raccolta. Data pubblicazione: prossimamente
-
L’autrice, nei 33 versi che contraddistinguono la silloge Verso la luce, interpreta il proprio ego, cerca di conoscerlo, affronta il dilemma tra l’essere davvero ciò che si è e l’apparire come la società ci vuole. Non è un viaggio concluso, il suo. E ci invita a farlo insieme a lei perché anche la verità rientra nella luce: ciò che sembra vero potrebbe non esserlo e la luce aiuta a fare chiarezza. La luce rappresenta anche la forza. Il dramma della lotta interiore, e a volte contro i propri fantasmi del passato, viene spazzato via dalla sensibile forza mentale della Bucci. Quindi il titolo del libro è una poliedricità di significati che il lettore scopre man mano e che portano a comprendere sia il passato che il presente del tragitto che condurrà la poetessa verso una nuova rinascita. E, passo dopo passo, verso dopo verso, ci invita a rinascere assieme a lei.
-
Il protagonista di questo libro è un piccolo borgo, Bisenti, teatro dell’infanzia e della prima gioventù, cui l’autore si riavvicina nella tarda maturità. Uomini e donne semplici, ricchi di spiritualità ed autenticità, si avvicendano attraverso l’intercalare delle stagioni. Scorrono le stagioni metereologiche e con esse le stagioni della vita, portandosi dietro gioie e dolori, amori felici e amori disperati, tradizioni popolari e tradizioni famigliari, gioventù e vecchiaia, nel silenzio o nel clamore di un tempo che inesorabilmente trascorre, scrivendo indelebilmente la storia di ognuno. Impressi nelle pagine resteranno vive storie, tradizioni e personaggi, altrimenti offuscati dalla lotta quotidiana alla sopravvivenza.
-
Parlare di Lera vuol dire parlare di passione poetica. La raccolta tra l’essere e l’apparire crea le basi di un linguaggio aulico atemporale adatto a tutte le generazioni e rivolto a tutte le epoche che fa intravedere percorsi non solo poetici da tempo cercati ma soprattutto terapeutici. La ricerca della metafora oscilla tra l’Essere e l’Apparire disvelando un mondo di complessità (con Odi più strutturate) e semplicità (con Odi più elementari che), laddove lo scrittura è un modo per dire ciò che non si riesce ad esprimere in altro modo, attraverso quei contrasti esistenziali che tengono insieme sguardi muti e cuori galoppanti, respiri ansimanti e fresche carezze.